Sono venuto per… – Il Ministero incarnato – 16 dicembre – A servizio della Fede
Dal Vangelo secondo Matteo (5, 17-19)
17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Gesù sembra mettere in chiaro una cosa che potrebbe creare un fraintendimento: egli non è il fondatore di una nuova religione ma è venuto per portare a compimento il progetto di Dio e a perfezionare l’alleanza tra il Creatore e la Creatura. Come testimoniano le Scritture, il Signore Dio ha voluto liberamente e gratuitamente legare la sua vita alla nostra affinché potessimo imparare l’arte dell’amore e così vivere eternamente come eterno è il suo amore per noi.
Il regno dei cieli non è una realtà utopica ma è ciò che Dio vuole edificare ogni giorno con l’uomo. Si tratta della vita nuova, quella che profuma di santità la cui fragranza è l’amore fraterno. Il segreto dell’amore eterno sta nella fedeltà alle piccole cose della vita fraterna. L’attenzione ai particolari fa di una relazione personale un legame di amore autentico. Chi sa cogliere nelle sfumature di un sorriso, nel tono della voce, nelle gradazioni della luce degli occhi della persona che incontra qualcosa del suo mondo interiore e si accompagna a lui offrendogli la possibilità di condividerlo, testimonia che esiste un Amore vero ed esso può essere trovato nelle pieghe e nelle piaghe della vita quotidiana.
Signore Gesù, silenzioso compagno nel cammino della mia vita, negli anni trascorsi a Nazaret hai imparato il valore dei piccoli gesti quotidiani attraverso i quali hai assimilato l’amore e il senso della giustizia. Insegnami a rallentare la corsa dei giudizi e a soffermarmi sui dettagli, porta di accesso per contattare il cuore dei miei fratelli e delle mie sorelle, intercettare le loro istanze, condividere i loro sentimenti e vivere la solidarietà fraterna. Parla tu attraverso il mio silenzio attento, consola tu attraverso il mio contatto discreto, guarisci tu attraverso il mio sguardo semplice e amicale. Tu che sei all’origine della mia fede portala a compimento affinché essa sostenga la mia speranza nelle tribolazioni e renda sempre più operosa la mia carità.
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