Mons. Caiazzo: chiamati a servire la vita
Carissimi,
al termine di questa Processione Eucaristica e prima di ricevere la solenne benedizione, “la nostra anima”, come quella di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, “magnifica il Signore e il nostro spirito esulta in Dio nostro Salvatore”.
E mentre in questi giorni siamo tornati a gustare il pane, riscoprendone il profumo, la fragranza, spezzandolo e condividendolo, il nostro sguardo, la nostra mente e il nostro cuore hanno fatto danzare il nostro corpo di gioia, proprio come Giovanni Battista nel seno di Elisabetta.
Una gioia che sarà ogni giorno sempre più vera e piena nella misura in cui quanto contempliamo e adoriamo nel cibo di vita eterna avverrà nei tanti ostensori che ci mostrano esposti quanti nella solitudine della loro vita restano chiusi nel loro dolore, nella loro passione, nel sentirsi emarginati.
Nel pane eucaristico che stiamo adorando c’è sì il Cristo realmente presente e vivo, ma nudo, spogliato, abbandonato, crocifisso. Di certo questa adorazione deve portarci ad adorarlo e a commuoverci servendo la vita, sempre e comunque: dal suo concepimento al suo morire, rispettando le diverse fasi della stessa vita.
Ogni momento dell’esistenza ha bisogno di essere accompagnato, sostenuto, liberato dalle tante schiavitù vecchie e nuove. Non si può adorare Cristo presente nell’Eucaristia sfuggendo quel senso di responsabilità che ci fa sentire pane spezzato e vino versato aiutando la dignità in ogni corpo abusato, violentato, calunniato, additato, ucciso e buttato nelle fosse comuni.
Perché il pane si possa gustare e inebriandosi del suo profumo è necessario che nella sua preparazione la pasta sia posseduta dal lievito madre. I cristiani nel mondo siamo chiamati ad essere sale, luce, lievito che fa fermentare ogni cosa.
Non si può adorare Cristo nella messa e combattere una guerra santa, invitando tanti giovani ad arruolarsi. Siamo o non siamo figli dell’Eucaristia, cioè di quel Dio che si è fatto carne per amore?
Il tempo che stiamo vivendo lo sentiamo gravido di responsabilità e di speranza. Sono vere le parole dell’esortazione di Papa Francesco Christus vivit (CV): “Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile. Chiediamo anche che la liberi da un’altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è se stessa, quando riceve la forza sempre nuova della Parola di Dio, dell’Eucaristia, della presenza di Cristo e della forza del suo Spirito ogni giorno. È giovane quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte” (CV 35; cfr. CV 161).
Concludo con questa preghiera del Venerabile Don Tonino Bello:
Innamorati
Signore, se ci innamorassimo di te,
così come nella vita ci si innamora
di una creatura, o di una povera idea,
il mondo cambierebbe.
Accresci la nostra tenerezza per la tua Eucaristia,
verso la quale la disaffezione di tanti cristiani
oggi si manifesta in modo preoccupante.
Stiamo diventando aridi,
come ciottoli di un greto disseccato dal sole d’agosto.
Lascia che la nuvola della tua grazia si inchini dall’alto
sulla nostra aridità.
Signore, in te le fatiche si placano,
le nostalgie si dissolvono, i linguaggi si unificano,
le latitudini diverse si ritrovano,
la vita riacquista sempre il sapore della libertà.
Insegnaci a portare avanti nel mondo
e dentro di noi la tua Risurrezione.
Tu sei presente nel Pane,
ma ti si riconosce nello spezzare il pane.
Aiutaci a riconoscere il tuo Corpo nei tabernacoli scomodi
della miseria e del bisogno, della sofferenza e della solitudine.
Rendici frammenti eucaristici,
come tante particole che il vento dello Spirito,
soffiando sull’altare, dissemina lontano,
dilatando il tuo “tabernacolo”. Amen.
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