Carissimi,
all’inizio di ogni nuovo anno scolastico, da parroco, ero abituato a benedire gli alunni, i docenti e quanti operavano nel mondo della scuola. Da vescovo, invio il messaggio soprattutto a voi.
Ogni giorno mi capita di ascoltare voi giovani e ragazzi e ogni giorno colgo una ricchezza interiore strabiliante che non sempre viene apprezzata o, addirittura, valorizzata. Tanti dubbi, perplessità, tante sofferenze e lacrime nascoste, e dietro, un grido soffocato che mal cela un bisogno, una richiesta di aiuto: essere capiti e accompagnati.
E questo vale non solo nella realtà educativa della scuola, indispensabile e fondamentale per la crescita umana, culturale e spirituale, ma in tutte le realtà nelle quali ci muoviamo.
Ci sono tante emergenze nelle quali ci stiamo agitando in questi ultimi anni: una vera e propria sfida per non rimanere intrappolati in un mondo senza fiducia e speranza. La pandemia, la guerra, la crisi energetica e tante altre situazioni di sofferenza, stanno mettendo a dura prova la nostra identità di uomini. Spesso vi vedo e sento sfiduciati verso le istituzioni: Chiesa, politica, sanità, scuola.
Non posso darvi torno. Avete ragione da vendere!
Ma aver ragione non vuol dire “solo” puntare il dito, è necessario rendersi co-responsabili del cambiamento auspicato.
L’inizio di un nuovo anno scolastico deve rappresentare l’inizio di un nuovo modo di pensare, ragionare, scegliere, senza sfuggire l’impegno e le responsabilità personali. Quando ci sono emergenze a causa di calamità naturali non si aspettano solo i soccorsi, pur necessari e indispensabili, ma tutti ci rimbocchiamo le maniche per spalare fango e acqua. Diventiamo tutti indispensabili, e spesso, soprattutto voi giovani, sia nel passato che ancora oggi, venite chiamati “Angeli del fango”.
Ebbene, indispensabili dobbiamo esserlo sempre, affinché tutti possiamo sentirci protagonisti di un mutamento epocale nel modo di ragionare e saper scegliere per il bene comune abbattendo steccati e costruendo ponti di umanità: e chi, meglio di voi, traboccanti di gioventù e di domani?
Il mondo della scuola viene in nostro soccorso per aiutare a crescere non solo nella conoscenza di nozioni, ma nei rapporti umani e nell’impegno di quel bene comune che sa dire no ad ogni forma di ingiustizia, discriminazione, e difendere la dignità della persona superando la logica della sistemazione ad ogni costo, del posto da occupare anche usurpando, della prepotenza, della violenza. Tutte cancrene che alimentano il male e che vogliono distruggere la convivenza di culture diverse, sociale, civile, morale, spirituale.
A giorni (dal 22 al 25), a Matera, arriveranno delegazioni da tutte le regioni e diocesi d’Italia per celebrare il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale che concluderà Papa Francesco con la S. Messa che sarà celebrata nello Stadio. Il tema, partendo dal pane di Matera è il seguente: “Torniamo al gusto del pane”.
Per tutti, in particolare per chi è credente, significa tornare a gustare la pienezza della vita, uscire dalle tombe dove, a volte, la storia ci incastra e pare sfidarci a ritrovare forza, voglia, desiderio di saper guardare oltre le mortificazioni subite. Da Matera vogliamo dire che c’è bisogno di una conversione culturale. Perché questo avvenga è necessario che ci sia un cambiamento di mentalità capace di perseguire in modo speciale la sussidiarietà. Significa che “tutte le società di ordine superiore devono porsi in atteggiamento di aiuto…, quindi di sostegno, promozione e sviluppo rispetto alle minori”.
Il pane diviene così il segno della comunione, della fraternità, dell’appartenenza all’unica famiglia che si nutre dell’unico cibo, sacro, spezzato e distribuito a tutti: esattamente come fece Gesù quando istituì l’Eucaristia.
Auguro a tutti voi, carissimi ragazzi e giovani, a tutto il corpo docente e a quanti operano nel mondo della scuola, di ripartire con rinnovato entusiasmo. Applicarsi allo studio e approfondire nella ricerca seria è cosa lodevole e necessaria perché ogni ragazzo realizzi il sogno che oggi lo affascina e i talenti di cui è graziato; crescere in umanità è più difficile ma diventa fondamentale per costruirsi uomini e donne di domani. Ecco perché la scuola sarà sempre chiamata ad assolvere a due funzioni primarie e ineludibili: in-segnare, e cioè, lasciare, intridere segni, ed e-ducare, condurre fuori far affiorare i talenti del giovane. È in questa prospettiva che gli insegnanti, ogni insegnante, diventa prezioso e insostituibile agli occhi di ogni alunno.
Vi abbraccio tutti nella speranza che anche quest’anno possa continuare ad incontrarvi nelle vostre scuole così come in tante ho già fatto.
Vi benedico, paternamente vi abbraccio e prego per ognuno di voi, qualunque sia il vostro credo
Con affetto.
✠ Don Pino
Matera, 12 settembre 2022
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