Novena dell’Immacolata – Adoriamo l’Eucaristia con gli occhi di Maria – 2 dicembre
Dal Vangelo secondo Luca (2, 1-20)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
«Si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia». Nel momento in cui Maria, madre di Gesù dal concepimento, ha partorito è diventata veramente e pienamente anche Madre di Dio. Madre si diventa passando attraverso una serie di esperienze che lasciano il segno in maniera permanente. La donna non è solo trasformata nel corpo ma anche nella coscienza che ella ha di sé. Il parto imprime un carattere, ovvero un segno, nell’essere stesso della donna, come quello che lascia il sacramento del battesimo nella coscienza di chi lo riceve. Nel caso della maternità il carattere non è solo un segno invisibile lasciato dall’avvenimento nel cuore o nel corpo, ma si tratta del figlio che, vivendo per sempre unito alla madre, la proclama come tale. Nel parto fisico vi è racchiuso l’inizio del compimento della maternità. Se il concepimento è un atto che accomuna il padre e la madre, il parto è un’esperienza esclusiva della madre. Il parto è il proprium della maternità. Maria è madre di Gesù e Madre di Dio. Non si tratta solo di un dato della realtà, il primo, e di un titolo onorifico, il secondo. In Maria non si può scindere la sua maternità fisica e quella metafisica. Nella maternità fisica Maria dona a Gesù la carne umana e nella maternità metafisica lei accoglie l’azione dello Spirito Santo grazie alla quale la divinità si unisce all’umanità. Questo grande mistero di comunione è analogo a quello che avviene per ogni uomo che, quando viene concepito, riceve la carne dai suoi genitori mediante l’unione dei due gameti maschile e femminile, ma contestualmente riceve da Dio l’anima che si unisce al corpo. In ogni persona c’è quindi la dimensione fisica, ricevuta dai genitori e quella metafisica, donata da Dio. Sicché sin dal momento del concepimento riconosciamo la persona generata e non semplicemente l’inizio di un processo di produzione. Per questo una madre non lo è solamente del corpo ma della persona, che è corpo e anima. Similmente Maria non è solo la madre di Gesù, ma di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e dunque, è Madre di Dio. Ciò che rende grande Maria non è il fatto di essere Madre di Cristo ma di essere stata discepola di Cristo, come afferma s. Agostino. Questa è la maternità spirituale o, meglio diremmo, di fede. La maternità divina colloca oggettivamente Maria in una condizione di privilegio irraggiungibile ma la sua maternità spirituale ce la restituisce come nostra compagna nel cammino della fede. Ella per fede ha dato il suo consenso a Dio affinché diventasse madre per opera dello Spirito Santo. Meditando nel suo cuore gli avvenimenti successivi al suo sì, ha ogni volta confermato l’adesione alla volontà di Dio fino al punto di unirsi al sacrificio di suo figlio sulla croce. Per Eva era un privilegio unico essere la «madre dei viventi», ma poiché non ebbe fede a nulla le giovò e anziché beata, divenne maledetta. Maria è cresciuta nella fede e nella maternità spirituale perché, come Gesù, anche lei non ha considerato la sua condizione di Madre di Dio un tesoro da custodire gelosamente per sé (cf. Fil 2), ma si è svuotata per diventare serva di Dio e dell’umanità donandoci suo figlio. L’offertorio della croce è anticipato nel gesto offertoriale di avvolgere il corpo di Gesù e deporlo nella mangiatoia come si pone il pane sulla mensa perché sia nutrimento per chi ne mangia.
Maria, madre di Gesù e discepola di Cristo, credendo hai dato il tuo consenso perché la Parola di Dio potesse diventare uomo nel tuo grembo. Credendo hai permesso al Cielo d’impastarsi con la terra e a Dio di unirsi per sempre all’umanità. Quando hai dato alla luce Gesù sei nata quale Madre di Dio e quando l’hai offerto sull’altare della croce, come avevi deposto il suo corpo avvolto in fasce nella mangiatoia, sei rinata quale Madre dei redenti. Madre nostra, grande nella fede, accompagnaci con il conforto della speranza perché impariamo a leggere nelle ferite inferte dalle prove della vita i segni del parto che ci genera come creature nuove. Per tua intercessione lo Spirito Santo, dono del Cristo Risorto, imprima in noi il carattere sacramentale della maternità spirituale che ci renda nel mondo segno dell’amore di Dio. Insegnaci ad essere come te, donna meditativa e contemplativa, adoratori in Spirito e Verità che offrono sull’altare del cuore la propria vita come sacrificio santo e gradito a Dio.
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