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  • Data di pubblicazione: 19/11/2024

  • Data di scadenza:

  • Documentazione:

     

    [PNRR, M1.C3 – Investimento 2.2] finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU
    Codice CUP: G19C22000100004

     

    La chiesa della Madonna dei Derelitti, situata in contrada Murgecchia all’interno del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano è nota anche come chiesa di San Nicola sulla Murgia dell’Amendola, ovvero “della mandorla” per la presenza, in passato, sul pianoro sovrastante di un esteso mandorleto. La dedica di questa piccola chiesa era da riferirsi a San Nicola; di questa notizia rimane traccia nell’affresco, sul lato sinistro, del Santo di Myra. Dai materani è conosciuta anche come “Madonna della Scordata”. Sul pianoro superiore della chiesa sono state rinvenute delle tombe di piccole dimensioni, forse destinate a bambini, ovvero i derelitti ai quali può fare riferimento la titolazione del luogo sacro.

    La chiesa, scavata interamente nella roccia,  è chiusa da una facciata in muratura calcarenitica. Essa presenta una pianta rettangolare con pavimento in mattoni di cotto interrotto al centro da una fila di mattonelle maiolicate che dall’ingresso conducono all’altare maggiore. Esse evocano vecchie tradizioni, ormai scomparse, per le quali i fedeli, per sciogliere voti fatti alla Madonna a motivo di grazie ricevute, si recavano pellegrini in quel luogo in abiti di penitenza, scalzi e digiuni. Giunti dinanzi al tempio ed oltrepassato l’ingresso, strisciavano con la lingua a terra seguendo la linea delle riggiole fino ai piedi dell’altare.

    Le iscrizioni presenti sulle pareti ricordano l’intervento di recupero e restauro effettuato nel 1866 dal Rev.do Padre Michele Virgintino. L’altare di rito latino, costruito in tufo, è dipinto a finto marmo.

    Un affresco medievale, parzialmente conservatosi, raffigurante una Dormitio Virginis, decora la nicchia sinistra. Sulle pareti interne della chiesa si trovano scritte devozionali lasciate dal popolo materano e dai militari polacchi che dal 1944 stazionavano in città. La chiesa è stata restaurata grazie ai fondi PNRR, restituendo alla comunità un bene cultuale e culturale che rischiava di essere perduto.