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Pubblichiamo di seguito le parole di ringraziamento che il Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, ha rivolto a Papa Francesco al termine della Messa celebrata a Matera, in occasione del Congresso Eucaristico.

Padre Santo, grazie di essere venuto. Grazie di questa fatica che volentieri, e sempre con il sorriso, ha intrapreso per stare con noi. Lei è un esempio per tutti. Anche per tanti musoni. Oggi a Matera ci sono tutte le Chiese d’Italia e tanti loro pastori che sono qui con noi – e gli altri sono in remoto: la comunione ha già iniziato da tempo la comunicazione. È una grazia iniziare il secondo anno del nostro Cammino sinodale con questa tappa. Ci mettiamo in cammino e camminiamo insieme solo se siamo con Gesù, se ci nutriamo del Verbum Domini e del Corpus Domini, solo – insomma – se prendiamo sul serio il suo “seguimi” rivolto a ognuno di noi, oggi, e a noi insieme. Ecco, nel Congresso Eucaristico di Matera, città del pane – come Lei ha ricordato, ed è anche molto buono! – e di tanta laboriosa accoglienza, abbiamo messo al centro Gesù – si vede che è buono! -, la sua presenza di amore che ci rende una cosa sola con Lui e tra di noi. Abbiamo riscoperto il gusto del pane che ci rende famiglia di Dio.

Ringrazio – ringraziamo tutti – la Chiesa di Matera-Irsina, il suo pastore, don Pino (altrimenti qui se lo chiamo Monsignor Antonio Giuseppe pensano che parlo di un altro!), il Comitato organizzatore, tutti i tantissimi volontari, il coro – che ho capito che è anche un super-coro! – e quanti si sono prodigati per la buona riuscita di questo appuntamento: tutte le autorità, civili e militari, che saluto e ringraziamo tanto. Davvero grazie: ci siamo sentiti a casa, una bellissima e antichissima casa che guarda al futuro.

Infine: quando si perde il gusto non si sentono i sapori; si fanno le cose, ma senza voglia, senza trovarvi coinvolgimento, senza che ci piaccia. Molti che hanno preso il COVID rimasero un tempo privati del gusto.  Noi perdiamo il gusto del pane per colpa di un altro insidioso virus, l’individualismo – Lei lo ha ricordato parlando del ricco –, che ci illude di trovare il gusto solo moltiplicando le esperienze tanto da sprecarle e togliere il pane a tanti che hanno fame e di fame muoiono. Troppi. Tanti. Chi trasforma tutto nel consumo per sé finisce per non sentire più il gusto della vita. Tornare al gusto del pane ha significato nutrirci dell’amore concreto e infinito di Cristo, ritrovare la gioia dell’amore semplice e gratuito, povero e vero, personale e per tutti. E mentre l’individualismo porta a dividersi dagli altri, tanto che poi il mondo arriva alla guerra che poi toglie valore all’individuo e genera solo il gusto della morte.

E la guerra brucia i campi di grano, toglie il pane, fa morire di fame, trasforma i fratelli in nemici. Ecco, in un mondo così, pieno di sofferenze, abbiamo capito il gusto del pane che ci dona l’Eucaristia, amore pieno di Cristo per i suoi fratelli più piccoli, per il prossimo, per i tanti Lazzaro esclusi dalle mense dei ricchi – poi spesso la guerra la fanno quelli che hanno la tavola imbandita e mandano a far la guerra quelli che stanno tante volte … ai poveri – Lazzaro, tabernacolo del corpo di Cristo. E il gusto del pane significa amabilità, empatia, passione di ricostruire la comunità lacerata, difendere la casa comune, gioia, voglia di relazione con tutti.

Grazie, Padre Santo. Con questo gusto del pane cercheremo tanti compagni di cammino con cui condividerlo, seguendo Gesù pellegrino che si ferma a tavola con quei pellegrini tristi, che fa ardere il loro cuore e gli dona di nuovo il gusto di amarsi e che si rivela sempre spezzando il pane con i suoi. È pane della terra e del cielo. Grazie, Padre Santo.