Per esprimere gratitudine ai detenuti che hanno realizzato le sacche per i partecipanti al XXVII Congresso Eucaristico e, soprattutto, per lanciare un messaggio di speranza.
Una visita alla Casa Circondariale di Matera per esprimere gratitudine ai detenuti che hanno realizzato le sacche per i partecipanti al XXVII Congresso Eucaristico e, soprattutto, per lanciare un messaggio di speranza. Accompagnato dall’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, e da una delegazione del Comitato per i Congressi Eucaristici Nazionali, il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, si è recato oggi pomeriggio nell’istituto penitenziario per incontrare una rappresentanza dei 163 detenuti.
Accolto dalla direttrice Sonia Fiorentino, dal dirigente della Polizia Penitenzia, Bellisario Semeraro, e dal cappellano, fra Gianparide Nappi, il cardinale ha visitato tre sezioni della struttura penitenziaria e i laboratori del progetto “Made in Carcere”, promosso dalla Onlus Officina Creativa, dove sono state preparate le 3000 sacche per il Congresso Eucaristico.
“Questa visita – ha detto il cappellano – è un momento di restituzione e di gratitudine. Parla dell’amore di tutta la Chiesa”. Mons. Caiazzo ha ricordato ai detenuti come anche loro siano partecipi “in modo diretto del Congresso Eucaristico: le borse sono un contenitore dove verranno messi i sussidi. Se pensiamo alla vita di ciascuno di noi, ecco che le borse diventano contenitore del cammino di vita. In queste borse porteremo le speranze di ciascuno di voi. Non siete lo scarto della società”.
Questo incontro, ha detto la direttrice della Casa Circondariale, “è uno stimolo in più per le persone in stato detentivo per intraprendere scelte di vita orientate all’impegno, al lavoro, alla progettualità per un futuro migliore. Con la vostra presenza date un contributo significativo al processo di rieducazione e reinserimento sociale che è la mission delle strutture penitenziarie”.
Luciana Delle Donne, promotrice di “Made in Carcere”, ha evidenziato che “il progetto promuove un modello di economia rigenerativa, riparativa e trasformativa, che fa bene a tutti: individuo, comunità e ambiente, trasformando la detenzione in una molteplicità di valori, come la rieducazione personale, l’abbattimento della recidiva e la sostenibilità ambientale”.
“Abbiamo bisogno di una società solidale, più aperta e accogliente verso gli ultimi, perché i detenuti sono gli ultimi”, è stato l’appello di Pietro, uno dei carcerati che ha realizzato le sacche che, nel suo messaggio di saluto, ha fatto riferimento al dramma dei suicidi in carcere e al ruolo rieducativo della detenzione. “Il tempo trascorso in questo buco di ferro e cemento – ha confidato – può diventare, per chi lo vuole, un’immensa occasione di cambiamento, con la progettazione di specifiche attività”.
“Queste borse così belle fanno supporre che anche ognuno di voi abbia qualcosa di bello. Le mamme sanno vedere la bellezza di ciascuno. La Chiesa è una madre che cerca di vedere sempre qualcosa di bello in ogni persona”, ha osservato il presidente della Cei sottolineando che “questa bellezza verrà diffusa in tutta Italia e si propagherà”. “Le borse, oltre che belle, sono anche resistenti. L’auspicio – ha concluso – è che questa bellezza che ci donate con le borse resista in ciascuno di voi. Non buttatela via! La Chiesa vi è vicina perché è una madre e lo sarà sempre”.
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