Novena di Natale – Dalla mangiatoia di Betlemme ai cenacoli domestici. “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” – 22 dicembre
22 dicembre
Questo è il mio corpo dato per voi – Il gusto della purezza e della novità
Dal Vangelo secondo Luca (22, 7-8.14-20)
7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua».
14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
La Pasqua degli ebrei si chiama pure festa degli Azzimi che prende il nome dal pane non lievitato che si mangiava insieme all’agnello e alle erbe amare. La cena pasquale rispetta tutte le indicazioni dettate dal libro dell’Esodo che prescrive di celebrare la festa degli Azzimi per sette giorni nei quali bisogna eliminare ogni cibo lievitato e consumare anche pane privo del lievito. Gli Azzimi ricordano che nella notte dell’esodo tutto avvenne in fretta. Bisognava prepararsi subito a partire per mettersi in cammino, quindi non c’era il tempo di far lievitare il pane che pure era necessario per il viaggio. Il rito prevede che nei sette giorni della festa degli Azzimi bisogna eliminare ogni cibo che abbia lievito per significare che la celebrazione segna uno spartiacque tra il prima e il dopo, tra il vecchio e il nuovo. La Pasqua ha veramente segnato un punto di svolta nel cammino dell’esodo d’Israele, che inizia con un pasto rituale, tanto frugale quanto essenziale, e si compie nell’ingresso nella terra promessa dove si mangiano i prodotti della terra che il Signore ha donato perché sia coltivata. La cena pasquale che Gesù mangia con i suoi discepoli assume lo stesso valore di quella che precedette il passaggio del Mar Rosso. Quel pasto non era più semplicemente il memoriale della liberazione dalla schiavitù egiziana ma il segno di una vera novità che Gesù avrebbe introdotto da lì a poco sulla croce dando il suo corpo e versando il suo sangue per stipulare una alleanza nuova ed eterna. Il rito dell’Eucaristia è inaugurato nell’ultima cena nella quale Gesù s’identifica nel pane azzimo che ha tra le mani, sul quale recita la benedizione, che spezza distribuendone i bocconi a ciascuno dei suoi discepoli. Con quel gesto Gesù introduce la vera novità. Dio non dà solo il pane, ma si dà nel pane. Gesù è la novità che fa nuove tutte le cose. Egli porta a compimento ciò che è significato nel rito degli Azzimi perché è Lui che toglie il lievito vecchio e ci fa essere pasta nuova, infatti, è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Celebrare l’Eucaristia e mangiare il pane nel quale Dio si dà a noi e per noi, significa celebrare la festa nella quale Gesù Cristo toglie da noi il «lievito della malizia e della perversità» per essere «azzimi di sincerità e verità». Nell’Eucaristia si rinnova il dono della liberazione dalla schiavitù del peccato ed è aperta la strada della riconciliazione con Dio. Il pane azzimo dell’Eucaristia ci ricorda che celebriamo la Pasqua da pellegrini in cammino verso il regno di Dio in cui la vivremo da cittadini del Cielo.
Signore Gesù, Pane di vita nuova, ti doni a noi nell’Eucaristia perché sia eliminato dal nostro cuore il lievito cattivo della malizia e della perversità affinché diventiamo creature nuove. Uniti a te mortifichiamo il male che ci rende vecchi e destinati a perire per partecipare anche alla tua risurrezione. Con Te passiamo dalla morte alla vita per non tornare più indietro ma per camminare insieme sulla via che ci conduce nella patria del Cielo. Sorretti da questo pane di speranza, che ha accompagnato i pellegrini della libertà nel deserto e fu dato ad Elia per raggiungere il santo monte, anche noi possiamo progredire nell’itinerario della fede che ci introduce nella vita eterna. Fa che possiamo prepararci bene a mangiare la Pasqua insieme a Te perché ad immagine tua anche noi possiamo essere nel mondo fermento di vita nuova e di fraternità.
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