Novena dell’Immacolata – Adoriamo l’Eucaristia con gli occhi di Maria – 6 dicembre
Dal Vangelo secondo Giovanni (19,25-30)
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Maria, «agnella mansueta» e adoratrice in Spirito e Verità
Solo l’evangelista Giovanni pone un gruppo di discepoli sotto la croce di Gesù nell’ora della sua morte. Tra di essi certamente spicca sua Madre la cui presenza era stata segnalata all’inizio della manifestazione della gloria di Gesù, alle nozze di Cana, e nell’ora in cui la sua gloria è compiuta. Nella prima e nell’ultima ora s’instaura un dialogo tra madre e figlio dal quale emerge la profonda comunione tra loro fatta innanzitutto di silenzi oranti piuttosto che di numerose parole. Il suo silenzio non è mutismo rassegnato né tantomeno distacco indifferente ma è la condizione necessaria affinché la sofferenza divenga un sacrificio gradito a Dio e portatore di benedizione. Vivere la sofferenza nel silenzio significa rinunciare alla parola che offende anche se la rabbia sarebbe pienamente giustificata dagli eventi. Non basta la sofferenza a fare di Gesù una vittima ma la sua innocenza sta nella mitezza, propria dell’agnello, con la quale si rende incapace di fare il male a chi infierisce. Nel silenzio Maria celebra con Cristo la sua Pasqua. Stare sotto la croce di Gesù ha significato per Maria partecipare alla sua sofferenza innocente e assimilarne il suo significato oblativo fino al punto di offrire anche lei la sua vita insieme al figlio per amore. Perché la madre di Gesù non è presente al sepolcro il primo giorno della settimana? Semplicemente perché ella, partecipando intimamente alla passione di suo figlio, è stata associata nel medesimo momento anche alla sua gloria. Proprio perché Maria fu la prima di coloro che «patiscono con Cristo» (Rm 8,17), lei è stata anche la prima a risorgere con Lui. Se infinitamente grande fu la sofferenza di Maria, perché il dolore del figlio abbracciava quello di tutto il mondo, ancora più grande è stata anche la sua fede che l’ha portata a compiere nel dono di sé la sua vocazione di essere Madre di Dio e la sua missione di essere nostra madre. La sofferenza ha purificato la fede di Maria come l’oro nel crogiuolo, sicché se nel timore lo Spirito Santo l’ha resa madre di Cristo, la sofferenza l’ha consacrata Madre della Chiesa. La gloria di Maria, come quella di Gesù, sta nel sacrificio spirituale offerto insieme a quello di suo figlio che, elevato sulla croce, apre definitivamente il Cielo da cui discende come pioggia la benedizione di Dio.
Maria, agnella di Dio, umile e mite di cuore aiutaci a stare sotto la croce del tuo figlio incrociando il nostro sguardo con il suo per adorarlo e trovare conforto nella prova. Insegnaci a pregare nel silenzio senza moltiplicare le parole inutili perché ad esse si dia un seguito nella operosa carità fraterna. La tua preghiera sostenga la nostra nell’ora della solitudine e della debolezza perché si manifesti la potenza della parola della croce. Tu che sei per noi segno di consolazione e speranza, fedele alla missione che tuo figlio Gesù ti ha affidato, accompagnaci sempre e guidaci nel cammino della fede affinché anche noi possiamo essere sacerdoti di Cristo che offrono nel loro culto spirituale la propria in sacrificio santo e gradito a Dio.
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