Nel giorno in cui il Papa apre a Roma il Sinodo della Chiesa universale e a 40 anni esatti dalla sua ordinazione sacerdotale il Vescovo di Matera- Irsina Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo annuncia in una Lettera ai cristiani della Diocesi il tema del 27° Congresso eucaristico nazionale che si svolgerà il prossimo anno a Matera dal 22 al 25 settembre 2022.
Dopo aver richiamato alcuni tratti che hanno caratterizzato gli 8000 anni ininterrotti di storia della città, tra le più antiche al mondo insieme a Gerico e Gerusalemme, il presule ha posto l’accento sul contributo che l’intera comunità lucana, insieme a Matera, ha offerto alla cultura italiana ed europea, in modo particolare dopo la nomina nel 2019 a Capitale europea della cultura.
Riscoprire il sapore del grano e il desiderio di condividere con il pane eucaristico anche quello della solidarietà e dell’accoglienza è quanto suggerisce il tema “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale” scelto dai Vescovi italiani per il prossimo Congresso Eucaristico Nazionale.
L’evento ecclesiale si svolgerà per la prima volta in una tra le più piccole città d’Italia e si porrà nel solco dell’esperienza vissuta a Genova nel 2016, mettendo al centro le famiglie, i giovani, i consacrati, i sacerdoti e gli ultimi.
Nella sua lettera il Vescovo fa notare che Matera ha una tradizione di panificazione che nel corso dei secoli ha sempre più sviluppato, affermandosi come città del pane: la particolare modalità con cui ancora oggi viene preparato esprime una “teologia” che usa il linguaggio dei segni per parlare ai semplici.
Matera, oltre che città del pane, è anche città dell’acqua, riconosciuta patrimonio Unesco per la capacità che ha sviluppato nei secoli non solo di raccogliere ma anche di distribuire, attraverso una fitta rete di canalizzazioni, una risorsa tanto scarsa quanto preziosa.
Per Mons. Caiazzo i “vicinati” dei Sassi di Matera, luoghi di aggregazione e di vita comunitaria che si aprono in ogni angolo degli antichi rioni e si affiancano alle 150 chiese rupestri del territorio urbano e dell’agro circostante, dovrebbero essere presi a modello di una Chiesa che desidera essere segno di prossimità e di condivisione.
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